Dagli Stati Uniti arrivano interessanti novità nella lotta alle fake news e alla disinformazione. Twitter ha lanciato Birdwatch, iniziativa ancora in fase di sperimentazione basata sul fact checking guidato dalla community della piattaforma.
🐦 Today we’re introducing @Birdwatch, a community-driven approach to addressing misleading information. And we want your help. (1/3) pic.twitter.com/aYJILZ7iKB
— Twitter Support (@TwitterSupport) January 25, 2021
L’idea alla base di questo approccio è che siano gli utenti stessi ad aggiungere note e commenti ai tweet che ritengono fuorvianti o che contengono informazioni errate. Invece di affidarsi ad un algoritmo o ad un team interno dedicato alla verifica delle segnalazioni e dei contenuti, Twitter vuole dare questo compito agli abitanti della piattaforma, alla community come già avviene per esempio su Wikipedia. Per adesso possono partecipare alla fase di rodaggio di Birdwatch gli utenti statunitensi che hanno uno numero di telefono verificato e un indirizzo email collegato al proprio account, non abbiano in passato violato le regole di Twitter e abbiano abilitato l’autenticazione a due fattori.
Attualmente le note possono essere pubblicate e visualizzate su un sito pilota dedicato (non accessibile dall’Italia) e non su Twitter e possiamo distinguerle dai commenti grazie ad un aspetto grafico diverso. Su questo sito, i partecipanti possono anche valutare l’utilità delle note aggiunte da altri collaboratori.
Il percorso di avvicinamento a questo prodotto è iniziato con studi e oltre 100 interviste qualitative. Gli utenti di Twitter intervistati hanno apprezzato che le note siano frutto della community e non elaborate da Twitter o da una autorità centrale ed è stato condiviso il fatto che le note fornissero un contesto utile a comprendere e valutare meglio un Tweet (piuttosto che concentrarsi sull’etichettatura dei contenuti come “vero” o “falso”). Twitter sta anche adottando una serie di misure per rendere Birdwatch trasparente: tutti i dati saranno pubblici, disponibili e scaricabili, come anche il codice alla base e il suo sistema di classificazione.
Siamo proprio sicuri che questa sia la strada giusta per fermare la circolazione delle fake news su Twitter? Non si rischia che anche le note conterranno a loro volta informazioni false o manipolate? Un percorso di questo tipo non crea un sistema decentralizzato dove le piattaforme sono deresponsabilizzate dai contenuti pubblicati dagli utenti su questi canali?
Su queste domande vi lascio la riflessione di Matteo Flora:
Qui l’approfondimento sul blog di Twitter.
Foto di Joshua Hoehne da Unsplash