Elementi fondamentali in questa fase di avvicinamento a IT-alert sono da un lato lo sviluppo tecnologico di questo sistema di comunicazione in emergenza e dall’altra la scelta del linguaggio da utilizzare nella costruzione dei messaggi. La parte evidente di questo lavoro, che ha coinvolto anche una piccola parte di noi cittadini, è stata la sperimentazione condotta su Telegram da Fondazione CIMA proprio per testare l’efficacia e la comprensibilità dei messaggi di IT-alert. Ho approfondito questi aspetti di IT-alert con Cosimo Versace, vicepresidente della Fondazione CIMA e presidente della Fondazione Acrotec, che ne ha seguito lo sviluppo.

Quali sono gli obiettivi alla base di questa sperimentazione per IT-alert?

Ci siamo resi conto della necessità di ribaltare un po’ l’approccio che c’è sempre stato nella scrittura dei messaggi di allerta. Fino ad oggi erano sempre rivolti ad una platea di addetti ai lavori, IT-alert arriva invece a tutti i cittadini. Per questo ci siamo messi dalla parte del cittadino che riceve questi messaggi e abbiamo lavorato sulla consapevolezza e comprensione dei messaggi. Inoltre, dato che IT-alert arriva a tutti senza limiti geografici, di età o di scolarizzazione degli utenti, abbiamo semplificato i messaggi anche a costo di sacrificare la rigorosità scientifica dei contenuti, proprio a favore di una comprensione il più ampia possibile. Il rischio esondazione diventa così rischio alluvione perché esondazione è una parola che può non essere compresa da tutti.

Come è stata condotta?

Ci siamo rivolti a VIE – Valorizzazione Innovazione Empowerment srl, spin-off dell’Università degli Studi di Genova, che nasce dalla collaborazione di un gruppo di ricercatori, dottori di ricerca e liberi professionisti nel campo della psicologia e dello human factor, e che ha portato avanti per noi questa parte di studio. Sono stati prodotti diversi messaggi variando leggermente il contenuto o le parole con cui venivano redatti per capire quali fossero i testi più adatti. A questo si è aggiunta la composizione di un campione abbastanza significativo a cui destinare i messaggi che ci consentisse di avere dei ritorni e quindi di capire se i messaggi erano compresi meglio in un modo o nell’altro.

Per la somministrazione dei messaggi avete scelto Telegram

Sì, abbiamo scelto di appoggiarci a Telegram e abbiamo prodotto un bot (@IT_Alert_test_bot). Qui ci si poteva iscrivere, in maniera volontaria e anonima, alla sperimentazione. Attraverso il bot in maniera randomica, senza orari concordati, sia di giorno che di notte, dal lunedì alla domenica, abbiamo inviato i messaggi, che saranno poi utilizzati per IT-alert. A seguire somministravamo un breve questionario sull’effettiva comprensione del messaggio e i comportamenti da adottare. Questo ci ha consentito di capire come era meglio scrivere i messaggi, per esempio, i riferimenti temporali sono sempre necessari, scritti magari all’inizio del messaggio e in lettere maiuscole cosa che ci ha sorpreso perché noi li avevamo scritti normalmente nel testo.

Telegram it-alert

Bot Telegram di IT-alert

Come è stato costituito il campione?

Non abbiamo fatta tanta promozione, ha funzionato bene il passaparola per diffondere questo bot. Abbiamo iniziato con la nostra cerchia di conoscenti e contatti e poi abbiamo chiesto a tutti di diffonderli a loro volta anche al di fuori degli addetti ai lavori, anzi soprattutto fuori dagli addetti ai lavori. Al momento dell’iscrizione al bot c’era un breve questionario per caratterizzare il campione. Una piccola batteria di domande che avevano proprio lo scopo di capire con chi avevamo a che fare, pesando le risposte date sulla base delle conoscenze in materia di protezione civile dichiarate. In totale si sono avvicendati nella sperimentazione oltre 3000 volontari da tutta Italia. Non escludiamo che la sperimentazione vada avanti anche nel 2021.

Oltre alla comprensibilità anche la lunghezza dei messaggi ha avuto un ruolo cruciale in questa sperimentazione

Abbiamo da una parte la necessità di arrivare a tutta la popolazione dall’altra un numero limitato di caratteri a disposizione. Ci siamo imposti come limite quello di 93 caratteri che equivale alla lunghezza massima dei messaggi accettati dai vecchi cellulari, ancora attivi in una piccola percentuale in Italia. In questo modo abbiamo la certezza di arrivare a tutti, sia sui vecchi modelli che sugli smartphone più recenti che invece accettano messaggi anche più lunghi.  I messaggi possono essere concatenati in più pannelli da 93 caratteri, fino ad un massimo di 15.

I messaggi di IT-alert non sono però sms

IT-alert si basa su una tecnologia diversa da quella degli sms pur essendo sempre messaggi di testo brevi. È una nuova esperienza per gli utenti e per questo sono previste campagne di informazione. In Italia non abbiamo mai avuto questo tipo di esperienza: si tratta di una notifica che viene mostrata sul display del telefono e mette in primo piano il messaggio. L’utente deve poi cliccare sul tasto ok per chiudere questa notifica, a questo punto il telefono ritorna nella sua configurazione normale. Nei telefoni di vecchia generazione vengono ricevuti alla stregua degli sms, mentre per quanto riguarda gli smartphone vengono formattati in base a quello che sono in grado di fare, anche mostrando più di 93 caratteri.

Una volta chiusa la notifica, possiamo ritrovare questi messaggi?

In base alla marca dello smartphone, possiamo ritrovare la notifica tra i messaggi o in un elenco separato specifico. In più l’utente può decidere di non ricevere i messaggi di IT-alert. Ci sono tre livelli di gravità del messaggio. Il livello 1, che è il più grave, è equivalente a quello che negli Stati Uniti chiamano “presidential”, questi non sono disattivabili dall’utente perché si riferiscono ad un evento molto grave. Mentre i livelli 2 e 3 sono disattivabili dagli utenti dalle impostazioni dello smartphone.

Per lo sviluppo del software vi siete relazionati con tutti i produttori?

Stiamo facendo dei test dedicati con tutti i produttori di smartphone. Ci rapportiamo direttamente con i referenti italiani delle diverse case, tranne con Apple che invece gestisce lo sviluppo del software direttamente da Cupertino. Tutti i telefoni hanno già la feature per ricevere i messaggi di tipo broadcast, spetta poi allo Stato chiedere eventuali personalizzazioni in base a come interpreta la protezione civile, per questo abbiamo richiesto alcune piccole modifiche ai software.

Quando sarà attivo IT-alert seguirete l’invio dei messaggi?

Fondazione CIMA è il braccio operativo che ha realizzato la macchina, con l’attivazione di IT-alert, la responsabilità dell’invio dei messaggi è in capo al Dipartimento della Protezione Civile.