Il Capo Dipartimento, Fabrizio Curcio, a margine della Giornata del volontariato di protezione civile organizzata dalla Regione Toscana lo scorso 17 dicembre è tornato a parlare di IT-Alert, del ruolo cruciale che avrà questo strumento per l’allertamento della popolazione e della prima sperimentazione nel corso dell’esercitazione sullo Stretto di Messina.
“È un sistema sul quale stiamo puntando molto da tanto tempo – ha dichiarato Curcio -, e devo dire che è più complesso di quello che si può immaginare perché è un sistema tecnologico che ha bisogno di garanzie e di efficienza. Si stanno facendo grandi passi in avanti. Abbiamo fatto per la prima volta una sperimentazione in maniera estensiva nell’esercitazione sullo stretto di Messina dove sono stati mandati i messaggi a circa cinquecentomila persone. Anche lì la parte tecnologica ha funzionato mediamente bene ma si si capisce in maniera chiara che non è un sistema che può funzionare mediamente bene. È un sistema sul quale bisogna avere una certa, come dire, attendibilità“.
Il Capo Dipartimento ha poi fatto il punto sulle azioni in corso e su come sta procedendo lo sviluppo di IT-Alert: “attualmente stiamo lavorando una direttiva che è stata trasmessa alla Conferenza delle Regioni perché il sistema non è un sistema del Dipartimento, è un sistema del servizio nazionale e spero che verrà approvato nell’ambito della Conferenza unificata delle Regioni. Questo schema di direttiva – ha aggiunto Curcio – ci aiuterà a fissare altri passi in avanti e ovviamente continueremo con le sperimentazioni. Abbiamo chiesto dei riferimenti regionali ad ogni Regione proprio per fare delle sperimentazioni regione per regione. In questo caso sarà una sperimentazione di tipo tecnologico in primo luogo e poi proceduramentale. Stiamo correndo molto su IT-Alert perché ci crediamo molto. Però dobbiamo correre anche con la sicurezza dal momento in cui lo strumento sarà operativo. Ora lo sappiamo non lo è. Deve essere uno strumento pienamente operativo sennò corriamo il rischio di dare messaggi sbagliati e addirittura controproducenti“.