La comunicazione del rischio è stata al centro del secondo mercoledì della Pezcoller. Giancarlo Sturloni, comunicatore della scienza e da oltre 15 anni formatore e consulente in ambito scientifico, sanitario e ambientale, ci ha aiutato a fare chiarezza su cosa è il rischio e cosa vuol dire comunicare, oltre che affidarci alcuni principi su cui deve basarsi la comunicazione del rischio.

Quando parliamo di rischio dobbiamo tenere conto che questo può essere misurato (R=PxD) e pesato ma c’è sempre una possibilità che qualcosa vada storto. Il rischio è quindi incertezza, come quando parliamo di un iceberg, vediamo solo la punta ma non sappiamo quanto è grande sotto il mare. Nella comunicazione del rischio deve esserci anche la comunicazione dell’incertezza che vi è associata.

La comunicazione del rischio è uno strumento della gestione del rischio per proteggere l’ambiente e salvare vite umane. Per questo è importante agevolare lo scambio e la condivisione di informazioni sui rischi proprio per favorire scelte consapevoli a tutela della sicurezza individuale e collettiva.  Per una comunicazione efficace dobbiamo mettere da parte i dati statistici, prediligere un linguaggio comune e adeguarsi ai bisogni informativi delle persone. Non dobbiamo mai semplificare il contenuto del messaggio o la situazione che stiamo rappresentando ma la forma. La narrazione che creiamo deve basarsi sulle emozioni e sui valori, gli interessi e le motivazioni delle persone. Perché non stiamo comunicando qualcosa ma stiamo comunicando con qualcuno.

Sono tre gli approcci che possiamo avere alla comunicazione del rischio:

  • Care communication con cui motiviamo le persone esposte a un rischio riconosciuto a modificare i propri comportamenti dannosi offrendo un rimedio disponibile.
  • Consensus communication attraverso la quale favoriamo il confronto tra le parti in una controversia sul rischio per arrivare a scelte condivise, informate e partecipate sulla gestione del rischio.
  • Crisis communication che invece ci permette di rendere consapevoli le persone esposte a un rischio in modo che applichino comportamenti responsabili di autoprotezione e salvaguardino la loro sicurezza in una situazione di emergenza.

Nello specifico, quando ci approcciamo alla care communication, dobbiamo sapere che i cambiamenti possono essere di quattro tipologie: cognitivo (consapevolezza del rischio), d’azione (spingo le persone a fare qualcosa per proteggersi), comportamentale (abbandonare abitudini dannose), valoriale (affinché il comportamento a rischio diventi inaccettabile). Per raggiungere questi obiettivi ci vengono in aiuto i mass media che sono utili per informare e sostenere cambiamenti valoriali e i canali di comunicazione interpersonale e la pressione del gruppo sociale che invece ci aiutano a favorire i cambiamenti d’azione o di comportamento.
Di norma poi risultano più efficaci i messaggi che: enfatizzano sia il rischio sia i rimedi disponibili, mostrano i comportamenti più efficaci da adottare, evidenziano i vantaggi derivanti dal cambiamento e sfruttano le narrazioni e agiscono a livello emotivo

La crisis communication è, invece, efficace quando si è portata avanti una corretta pianificazione degli scenari di rischio e delle possibili risposte, abbiamo fatto informazione, formazione e ci siamo addestrati. A questo si aggiunge la presenza necessaria di una unità di crisi, struttura organizzativa che si occupa di gestire la crisi e delle attività di comunicazione. Abbiamo poi ben chiare le risposte attese dalla popolazione che consistono nelle risposte alle seguenti domande: cosa è successo? perché è successo? cosa temete che potrebbe accadere? cosa fanno le istituzioni? cosa possono fare le persone? In più gioca un ruolo cruciale anche l’atteggiamento che abbiamo ovvero dobbiamo rinunciare ad ogni approccio sulla difensiva per favore invece un approccio proattivo e trasparente.

Al termine dell’incontro Sturloni ci ha affidato alcuni principi per comunicare i rischi: mai negare, nascondere o sminuire il rischio, condividere informazioni tempestive e trasparenti sul rischio e sulle contromisure più efficaci per prevenirlo o mitigarlo, ammettere i limiti e le incertezze del sapere disponibile, offrire una guida coerente e credibile, pianificare la comunicazione in tempo di pace, adottare un atteggiamento empatico e dialogico, favorire il coinvolgimento nella gestione del rischio.

Per conoscere gli altri principi e approfondire ulteriormente questo tema: La comunicazione del rischio per la salute e per l’ambiente di Giancarlo Sturloni.

Il prossimo appuntamento dei Mercoledì della Pezcoller avrà come protagonista Ruggero Rollini suCome racconto la scienza ai giovani, da Instagram a Twitch”. Per info e iscrizioni.

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